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César Meneghetti I\o_Io é un altro

In Senza categoria on dicembre 21, 2015 at 3:32 PM

Giovanni, Annamaria, Daniela, Adriana, Fabio, Francesca e Gabriele, sono solo alcuni dei protagonisti delle opere di César Meneghetti, persone con diverse forme di disabilità fisiche e psichiche che diventano parte attiva della creazione artistica, offrono nuovi punti di vista sulla realtà, accostamenti inediti e sorprendenti.

Recuperando la citazione di Rimbaud I\o_Io é un altro, la mostra di César Meneghetti al MAXXI intende scardinare i pregiudizi della società nei confronti delle persone con disabilità per proiettare il visitatore in un mondo “altro”, un universo senza barriere e preconcetti.

Promossa dalla Comunità di Sant’Egidio e curata da Simonetta Lux, la mostra nasce dal progetto realizzato nel 2005 in occasione della Biennale d’Arte di Venezia, un lavoro durato quattro anni che ha visto il coinvolgimento di circa duecento persone con disabilità fisiche o mentali.

Come afferma César Meneghetti, “la cosa che mi premeva di più era cercare nuovi punti di vista, forse nuove riflessioni che noi pseudo normali non riusciamo più a vedere”. Le persone con disabilità diventano protagonisti dei suoi lavori, opere d’arte che danno vita a dialoghi intrecciati, frammenti di parole, gesti ed espressioni raccontano eventi personali, ricordi di un passato difficile e sogni per un futuro migliore. Così la Sala Scarpa del museo si trasforma in una costellazione di proiezioni, un universo di voci, corpi e immagini che si intrecciano. La diversità si sottrae all’esclusione e l’arte diventa lo strumento per superare l’emarginazione, perché come afferma Giovanni, uno dei protagonisti delle videoinstallazioni di Meneghetti: “io ho da parte mia l’arte e ho superato tutto ( …) a me mi salva l’arte”.

È questo il messaggio che vogliamo lanciare con la mostra César Meneghetti I\o_Io é un altro al MAXXI, siamo infatti convinti che sia necessario rendere fruibile l’arte a tutti i pubblici, incoraggiando la partecipazione degli immigrati, delle persone con diverse forme di disabilità e di coloro che spesso sono relegati ai margini della società.

Parte integrante della mostra è Art as a Tool : arte di scambiarsi i mondi, un progetto di eventi collaterali in collaborazione con i Laboratori d’Arte della Comunità di Sant’Egidio per riflettere sulla necessità di superare le barriere sociali legate alla disabilità mentale.

César Meneghetti I\o_Io é un altro conferma dunque l’attenzione del museo nei confronti di questa linea di ricerca e attività, un percorso avviato sin dall’apertura che ha visto il coinvolgimento di diverse realtà: dal Festival della Salute mentale, alla collaborazione con i centri per l’immigrazione, fino alla recente iniziativa I nostri figli sono opere d’arte, realizzata in occasione della Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo.

Il MAXXI che vogliamo deve essere aperto a tutti, e non può prescindere dall’integrazione e dall’accettazione delle diversità, perché, come afferma lo stesso Meneghetti “l’arte non può raggiungere il suo obiettivo se preclude qualcosa o qualcuno”.

Giovanna Melandri

Presidente Fondazione MAXXI

Istanbul. Passione, Gioia e Furore

In Senza categoria on dicembre 21, 2015 at 3:28 PM

Modernità e tradizione, fermento culturale e rinnovamento urbano, trasformazioni e conflitti politici, urgenze sociali e nuove strategie di ricostruzione, tutto questo è Istanbul, protagonista della mostra del MAXXI.

Istanbul. Passione, Gioia e Furore una mostra che tratteggia un panorama della produzione artistica, architettonica e culturale della Turchia contemporanea, partendo da Istanbul, meravigliosa città crocevia tra cristianità e mondo islamico, tra Oriente e Occidente.

“Molte volte impariamo dagli altri il significato della città in cui abitiamo, come la vita che viviamo”, riflette Orhan Pamuk nel suo memoir di cui è protagonista la città che più di ogni altra ha incarnato le visioni orientaliste dell’Occidente. Osservando Istanbul, aggiungerei, riflettiamo su  Roma. Per il cruciale legame storico fra le due città e per i temi che ci riguardano cosi da vicino: trasformazione urbana, inquietudine sociale, desiderio di un futuro di pace. Riflettiamo, anche, sulle categorie di “oriente” e “occidente” che occorre scardinare. Come ci ricorda uno dei lavori esposti, la Turchia confina con otto nazioni. Mai come in questi anni è necessaria una consapevolezza profonda dell’interconnessione fra le popolazioni.

E per questo che Istanbul. Passione, Gioia e Furore è importante. Aggiungere un tassello fondamentale non solo nella sua linea di ricerca e di valorizzazione delle realtà culturali del Medio Oriente avviato lo scorso anno con la mostra sull’arte contemporanea iraniana e che troverà un suo sviluppo nel 2017 con  il progetto espositivo dedicato a Beirut. Ma vuole dar voce – anche attraverso  un allestimento che trasforma in maniera originalissima lo spazio di  Zaha Hadid – ad un vigore, ad una ricchezza di ricerca, ad un senso dell’ironia, ad una riflessione sulla complessità del tenere insieme antico e contemporaneo, tradizione e avanguardia, creatività e responsabilità civile, che è la ricchezza di Istanbul.

Curata da Hou Hanru con Ceren Erdem, Elena Motisi e Donatella Saroli, Istanbul. Passione, Gioia e Furore,  conferma l’importanza che il museo attribuisce alla collaborazione con istituzioni e curatori internazionali. Installazioni site-specific, video, film, progetti architettonici, testimonianze audio, per un totale di quarantacinque artisti e circa cento opere esposte, disegnano un atlante multiforme delle pratiche creative di questo paese, un percorso che si snoda in sei sezioni che affrontano temi come la resistenza civile di Gezi Park, le trasformazioni urbane, gli interventi sullo spazio pubblico e i conflitti politici ed economici.

Con Istanbul. Passione, gioia e furore, il MAXXI conferma inoltre la propria vocazione multiculturale e transnazionale, siamo infatti convinti che un museo del XXI secolo debba valorizzare le diversità e il confronto con l’esterno per garantire la crescita e l’arricchimento intellettuale.

Strumento essenziale per approfondire le tematiche della mostra è il catalogo, ricco di testi critici, testimonianze di artisti, curatori, architetti ed esperti di varie discipline.

Dalle proteste di Gezi Park, al tema dei rifugiati, fino allo studio dello sviluppo edilizio della città di Istanbul, una polifonia di voci e punti di vista diversi si intrecciano dando vita ad un volume di eccezionale intensità, un punto di riferimento scientifico per accostarsi allo studio della creatività contemporanea in Turchia.

Mentre chiudiamo il catalogo la Turchia, come sempre nella sua storia e come mai negli ultimi decenni, torna ad essere punto di fuga della geopolitica mondiale. Le tensioni che ad Istanbul si mostrano in una plasticità unica, sono l’epicentro di un terremoto che sta scuotendo gli schemi della modernità e la città riscopre la sua vocazione di barometro degli equilibri tra oriente ed occidente, tra nord e sud. Alla ricerca faticosa di un equilibrio tra una vocazione europea ed un’appartenenza politica non ancora compiuta, Istanbul torna ad essere, in modo tutto nuovo, teatro di uno scontro mai sopito tra laicità novecentesca e riaffermazione pubblica delle religioni, tra libertà di espressione e tutela gelosa delle identità….

In un momento in cui Europa, Asia ed Africa tornano a riflettere su loro stesse e sui loro rapporti specchiandosi nel bacino del mediterraneo, in cui è in corso un drammatico conflitto intra-islamico, i riflessi del Bosforo tornano ad essere la tavolozza da cui trarre i colori necessari per dipingere le contraddizioni dell’attualità mondiale in modo tanto fedele, quanto proiettata nel futuro.

 

Giovanna Melandri

Presidente Fondazione MAXXI