Introduzione al catalogo
Il rame di Remo Salvadori e i ritagli di Sabrina Mezzaqui, i cristalli di Salvatore Arancio e le scope nel marmo di Bruna Esposito, gli ori di Gino De Dominicis e le stampe ai sali d’argento di Mimmo Jodice, i tappeti cuciti di Flavio Favelli e i mosaici di Luigi Ontani, l’acrilico di Pietro Ruffo e i collant di Luca Trevisani, due mani in preghiera emerse dalla sabbia di Maurizio Cattelan e il legno e alluminio di Enzo Cucchi. Materiali, tecniche e ispirazioni diverse racchiuse in lavori di dodici autori italiani contemporanei, selezionati muovendo da un nucleo di opere conservate al MAXXI, danno vita a una nuova tappa del nostro viaggio attraverso culture e fermenti artistici del Mediterraneo, del Nord Africa e del Medio Oriente. Ne siamo orgogliosi. Perché la via del dialogo e della conoscenza per il Museo nazionale delle arti del XXI secolo non rappresenta davvero una “trasferta”. È un tratto essenziale della sua vocazione originaria e della sua missione fondamentale.
Ringrazio con particolare convinzione il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per aver affidato al MAXXI, all’estro e alla preparazione dei suoi uffici, il compito di portare o riportare l’Italia, con il suo profilo attuale e il suo immenso patrimonio storico, in un’area vicina, in un pezzo del “nostro” mondo, investito da tensioni sovente drammatiche. Classic Reloaded, curata da Bartolomeo Pietromarchi, direttore del MAXXI Arte, dipana ulteriormente un filo rosso nel confronto con le comunità artistiche e civili le cui pietre miliari sono state le mostre Unedited History Iran nel 2015, Istanbul. Passione, gioia, furore nel 2016 e Beirut. Soundings the Neighbors nel 2017. Quest’ultima, per inciso, ha affascinato i nostri visitatori e lasciato una traccia profonda nel cuore di Roma, per la vivacità creativa e la forza etica delle opere esposte nel meraviglioso scrigno creato da Zaha Hadid.
Tocca ora a Classic Reloaded accendere un faro – nell’ambito del programma Italia, Culture, Mediterraneo voluto dalla Farnesina – sugli intrecci e sui rimandi esistenti tra la ricerca di alcune figure di spicco della produzione artistica contemporanea e la tradizione classica. E non poteva esserci esordio migliore, per un processo che ci sta molto a cuore, delle due sedi di cui siamo felici ospiti: il Villa Audi Mosaic Museum di Beirut e il Museo nazionale del Bardo di Tunisi (al quale è legato il ricordo della strage di tre anni fa).
Per sei mesi il MAXXI, nel Libano e nella Tunisia, sarà ancora una volta “itinerante”. Uno dei modi giusti per essere un museo del futuro.
Giovanna Melandri
Presidente Fondazione MAXXI